Da un punto di vista fisico le scorte sono capitali mobili, ma dal punto di vista giuridico sono da considerare immobili per destinazione, in quanto rientrano in quella categoria di beni che in diritto si chiamano pertinenze e che l'art. 817 del Codice Civile definisce: "cose destinate in modo durevole a servizio od ornamento di un'altra cosa" secondo la scelta "effettuata dal proprietario della cosa principale o da chi ha un diritto sulla cosa medesima". E' possibile valutare separatamente il fondo e le relative scorte, tenendo presente però che in alcuni casi è più idoneo fare una valutazione unica. Infatti nelle divisioni ereditarie non si può attribuire ad uno o più eredi il fondo e ad altri le scorte, così nelle stime giudiziarie è pertinente valutare il fondo insieme alle scorte facendo la "stima a cancello chiuso". Le scorte sono al servizio del fondo e sono indispensabili alla gestione dell'azienda.
La valutazione delle scorte ricorre nei seguenti casi:
Le scorte morte sono rappresentate dalle macchine e dagli attrezzi meccanici, nonché dalle attrezzature per la manipolazione e la trasformazione dei prodotti (es. vasi vinari, recipienti caseari, ecc.).
Se il mercato dell'usato esiste e sono accertabili i prezzi correnti delle macchine dei diversi tipi, marche, modelli, età e stato di conservazione, la stima è possibile per confronto diretto. i listini forniscono quotazioni medie relative a macchine funzionanti ed aventi un ordinario grado di usura. Se la macchina da stimare presenta un grado di usura diverso dal normale, o ha subito gravi rotture che ne compromettono la durata e la sicurezza d'impiego, o necessita di interventi di manutenzione straordinaria, nella stima si dovrà tenerne conto, correggendo con aggiunte o detrazioni il valore ordinario dato dal mercato.
Se non esiste mercato dell'usato, la stima di una macchina può farsi svalutandone il suo prezzo a nuovo di una certa entità, da stabilire a seconda dell'età e dello stato di conservazione (quota di svalutazione media annua x età della macchina).
Per il bestiame la valutazione viene fatta o per capo (per i capi da allevamento - vacche da latte, scrofe, maschi riproduttori, ecc.) o per peso vivo (per i capi da macello - vitelloni, agnelli, capretti, maiali, vacche e tori a fine carriera, ecc.) in base al prezzo di mercato medio della zona.
i prodotti di scorta sono prodotti realizzati in azienda e destinati al reimpiego come mezzo produttivo. Fra di essi ricordiamo i foraggi, la paglia da lettiera, il letame, certe sementi, i prodotti grezzi destinati alla trasformazione aziendale. I foraggi e le paglie si valutano, di regola, in base al prezzo di mercato rilevato dai listini prezzi.
La valutazione a prezzo di mercato è senz'altro da seguire nel caso di stima per danni, poichè l'agricoltore dovrà, in tale evenienza, ricorrere ad acquisti sul mercato per fronteggiare la cessata disponibilità delle scorte necessarie per proseguire l'attività produttiva. Ove non fosse reperibile sul mercato il prodotto distrutto, si dovrà ricorrere al valore di surrogazione.
Per i foraggi, se la valutazione è richiesta per scopi diversi dalle stime per danni, bisogna verificare se sono in quantità tale da risultare indispensabili per il reimpiego aziendale, nel caso è più corretto ricorrere al valore di trasformazione, dato che all'agricoltore manca la possibilità di venderli se sono necessari per alimentare il bestiame allevato. In tal caso, infatti, il loro valore non dipende dal prezzo di vendita, ma dalle produzioni zootecniche che si ottengono trasformandoli. Le deficienze e le eccedenze rispetto al fabbisogno aziendalre vanno, invece, valutate in base al prezzo di mercato.
Per i prodotti che non hanno un mercato, come i foraggi insilati e il letame, la stima è possibile a valore di trasformazione.